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Protagonista di questo romanzo è Ibrais, un problematico adolescente italo-bosniaco, che rinuncia a vivere il suo presente in attesa della maggiore età, per poter realizzare un sogno: fuggire da Milano e rifugiarsi a Londra. Per 86 giorni mette così in atto una terribile messinscena: finge un singolare coma, che lo costringerà a letto, apparentemente incapace di parlare e di nutrirsi. In "Diciassette anni, nove mesi e ventisette giorni", Sabrina Paravicini sonda le percezioni, il senso della vita e il susseguirsi di emozioni contraddittorie che sorprenderanno Ibrais, penetrando nel disagio di un'età troppo immatura, eppure dannatamente lucida e spregiudicata. Mentre Ibrais vive nell'inganno, familiari e amici gli confideranno inquietudini e segreti della loro quotidianità, che stravolgeranno per sempre la sua esistenza. L'incapacità di tollerare una vita in cui altri impongono le proprie scelte porterà Ibrais a chiudere gli occhi, anche se solo per un breve periodo. Senza pensare che riaprirli sarà ancora più difficile.