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Con l'opera "Confessioni di un oppiomane", scritta nel 1821, Thomas De Quincey ottenne fama e successo, divenendo fonte d'ispirazione per scrittori come Baudelaire ed Edgar Allan Poe. L'oppio, e gli effetti che esso produce, è l'assoluto protagonista, idolo e nel contempo demone della narrazione. Dopo un iniziale periodo di benessere ed estasi, l'abuso di questa droga divenne per l'autore causa di spaventosi incubi notturni, che ne compromisero ulteriormente il già precario stato di salute. Solo la minaccia della morte incombente, gli permetterà di emergere dalla spirale della dipendenza. L'affascinante testimonianza di un uomo, che intende sfatare le false convinzioni condivise in materia, divulgando gioie e dolori provocati dall'assunzione dell'oppio, senza mai cadere in considerazioni di stampo moralistico.