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Hanson ha una vita alle spalle che sembra la trama di un romanzo. È stato in guerra in Vietnam, ha fatto il poliziotto nel ghetto di Portland, poi ha preso un master in letteratura inglese e ha insegnato all'università in Idaho. Ora, dopo tre anni a recitare la parte del professore, ha deciso che è tempo di tornare in strada, di vestire di nuovo i panni del poliziotto, quello che sa fare meglio. È da un po' che Hanson è fuori dal giro, ormai ha trentotto anni, e i suoi superiori, come pure qualcuno dei suoi colleghi, lo guardano con sospetto: pensano che sia troppo vecchio per affrontare la realtà violenta di East Oakland, e poi di lui si dice che non sia uno facile da addomesticare. Perché Hanson non è come gli altri poliziotti: lui è uno che ha una visione personale della legge, detesta la burocrazia, preferisce il dialogo alle maniere forti. Beve troppo, fa vita solitaria, è venuto a patti con la morte e non la teme più. Vive in questo mondo ma anche in un altro, fatto di ricordi che si sovrappongono al presente, di allucinazioni che hanno volti e movenze reali. Immagini che lo riportano spesso in Vietnam, perché come molti veterani Hanson si sente un sopravvissuto, e chi è sopravvissuto al Vietnam può sopravvivere a tutto.