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Walter Bozzia è un cacciatore di suoni. E questo prescinde dal suo essere raffinatissimo concertista. La sua è una caccia da appostamento: meticolosa e d'attesa. Le prede sono le parole o per meglio dire la forza evocativa del loro suono. Un suono carpito, catturato dai libri o dalla memoria, e che nel suo rivelarsi può non essere a fuoco e ancora necessitare, nell'officina delle varianti, di essere calibrato, accordato, bilanciato, anche a scapito del senso di quelle parole d'origine, per trovare non altro senso, ma "il" senso. Anche travisando o fondendo o inventando. Tutto è lecito per sfuggire l'inganno e permettere crudamente allo scalco il viatico necessario per giungere a quel gorgo dell'intimo che sa essere mare o liquido amniotico.