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È possibile fare versi come si fanno sculture di sabbia, che siano al tempo stesso costruiti su un'umidità densa, quasi un organismo che respira, e leggeri come pulviscolo nell'aria? Su questa scommessa Chris Mao gioca la sua raccolta, in cui alterna momenti di grande resa plastica (manate sulla sabbia?) a istanti delicati ed esili (arabeschi sulla sabbia?) pronti a essere spazzati via da una folata di vento. Intorno, dentro e sotto la sabbia ci sono domande esistenziali e quasi niente autobiografia, neppure laddove l'autore si rivolge a un "tu" indeterminato, indistinto, che appare a volte con sembianza di donna ma più spesso con il solo vestito di essere umano abitato e agitato da sangue, desideri inconsci, silenzi e grida. Quel "tu" siamo noi, nuda pelle e respiro, come alberi della sabbia.