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Prima edizione e traduzione in lingua occidentale di uno dei trattati maggiori di 'Abd al-Kar'm al-Gili (m. 1408 d. C.), seguace di Ibn 'Arabi (m. 1240 d. C.) e figura di primo piano nel sufismo. Il testo - scritto agli inizi del XV secolo tra la Palestina e lo Yemen, pochi anni dopo la stesura dell'Insan al-kamil, "L'uomo universale" - affronta un motivo cardine dell'intellettualità islamica premoderna, e cioè la riflessione sui nomi divini e, in modo particolare, sui 99 nomi "più belli". Attraverso questi, infatti, il teologo parla di Dio, descrivendone qualità e attributi; il filosofo spiega l'origine del mondo e adatta il sistema neoplatonico al concetto religioso di creazione; il maestro sufi accenna al mistero del rapporto tra l'assoluto e il mondo, l'uno e il molteplice.