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«Questo affresco lombardo, "pieno di verde e brava gente / di buona volontà", popolato di immigrati sopportati e di bimbi che chiedono senza avere risposte, consegna all'eternità un mondo altrimenti morente, eleva i gesti quotidiani, ridà dignità. Certo, Giovanna Menegùs dice "con la poesia voglio salvarmi l'anima... / ... di meno non mi basta e non mi serve", ma l'esito dei versi, visionari come una rivoluzione, è quello di irrorare le anime, tutte. Al centro commerciale accerchiato dalle auto "gusci / di coleotteri" o al cimitero dove vanno le vecchie pedalando coi fiori sui manubri delle biciclette, nello sfiorarsi sui marciapiedi senza scontri né incontri, la fagiana coi piccoli che rischia di essere travolta, i passeggeri del diretto che parlano di cucina e di tempo, tutto mi sembra nobilitato. E che cosa dovrebbe fare la poesia, se non mostrarci l'invisibile e indicarci l'eternità? Il ragazzo di 15 anni suicida sotto il treno resuscita e diventa, per noi impotenti ma non ancora così disperati, un inno alla pietas e una speranza dopo la sconfitta» (Flavio Olivo).