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In "Terra di nessuno", Fernando Bonassi ci aiuta a scoprire ciò che non abbiamo mai visto del Brasile: non le spiagge di Bahia o il carnevale di Rio, e neanche le favelas e i bambini di strada, ma le periferie industriali delle città, né urbane né rurali nel senso che intendiamo noi in Europa. La mancanza di prospettive, la rassegnazione, l'assenza di ogni forma di comunicazione che esuli dalle incombenze della vita quotidiana accentuano l'immobilismo esacerbato e la routine fatta di costanti umiliazioni e degradanti rituali di una coppia di anziani, che abita la stagnante periferia di San Paolo del Brasile. Un giorno, inaspettatamente, nell'esistenza atrofica dei protagonisti compare una bambina. Grazie a lei, le loro vite, ma soprattutto quella del vecchio, cambiano per sempre. La bambina risveglia nell'uomo sentimenti sopiti e una nuova energia. I giochi, i passatempi, i desideri e le ansie della piccola diventano il fulcro attorno al quale ruota ora la vita del vecchio che sembra aver riscoperto la forza delle emozioni. Emozioni che solo a tratti lasciano immaginare la possibilità di un epilogo disastroso. Incapace di confinare il sentimento amoroso, miracolosamente rinato dopo l'incontro con la bambina, entro limiti moralmente accettabili, nelle ultime pagine il vecchio si lascia prendere da un raptus criminale e si consegna, ormai inerme, alla condanna della collettività.