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Ma perché, per poter piacere, una storia deve essere necessariamente complicata? Perché, per essere attrattiva, una storia deve inventare trame inverosimili o descrivere episodi da "ragazze sull'orlo di una crisi di nervi"? [...] Perché dobbiamo sempre dimostrare qualcosa a qualcuno per poter essere interessanti e non ci raccontiamo invece come siamo realmente con tutti i nostri pregi ed i nostri difetti? Perché anziché inventare le più improbabili ed inverosimili vicende non dire la verità e raccontare storie realmente accadute come, ad esempio, quella delle "supposte del nonno" o della magia dell'amore di quell'estate in montagna o di quella che si vive poi tutti i giorni accanto a chi ci vuol bene? L'autore, rompendo questi schemi, racconta in questo libro, alla maniera di un Gian Burrasca, una storia semplice legata all'esperienza vissuta che parte dai ricordi per innescare delle riflessioni sulla vita di ieri e su quella di oggi, sui problemi e sulle difficoltà vecchie e nuove; con lo scopo di avvicinare passato e presente, di cercare un possibile connubio fra la sua generazione e quella dei giovani di oggi.