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Napoli, 1841. il Reale Albergo dei Poveri è un'opera mastodontica nata con l'ambizione di risanare le sette piaghe cittadine, ma divenendone, di fatto, l'ottava. Reclusorio di vecchi inabili, donne perdute e infanti destinati a perdersi, viene chiamato dai napoletani il Serraglio poiché dalle sue mura è pressoché impossibile fuggire. A scappare ci prova, tuttavia, Antimo, un bambino di sette anni. La causa della sua fuga è un «peccato che grida vendetta al Signore». Nascosto in una cesta di vimini, sotto un mucchio di paglia usata e lenzuola sporche, Antimo è sul punto di guadagnare l'uscita quando, scoperto, va incontro a una triste fine. Gioacchino Fiorilli, giovane commissario di Vicarìa, uno dei quartieri più malfamati della città, viene incaricato delle indagini sul caso. Di bell'aspetto, i baffi curati e la divisa elegante, Fiorilli si ritrova a fare i conti con una Napoli popolata di funzionari corrotti, medici senza scrupoli e sinistri personaggi in bilico tra luce e ombra, nobiltà d'animo e miseria.