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Andreas Egger è ancora un bambino quando, in un giorno dei primi anni del Novecento, dopo che la tisi si è portata via sua madre, viene trasferito in un borgo tra i monti dell'Austria, e affidato a un contadino che lo bastona a tal punto che nella sua gamba destra ogni cosa va fuori posto. Dagli anni crudeli della sua infanzia impara che è inutile gridare o esultare per chi, come lui, vive tra la quiete e la bellezza della natura e la brutalità degli uomini. Meglio ubbidire semplicemente in silenzio al proprio destino. Apprende così dapprima il mestiere di bracciante e poi di contadino, e alla fine entra a far parte della Bittermann & Figli, l'azienda incaricata di costruire una funivia e mutare per sempre il volto della valle. È "la gigantesca macchina chiamata Progresso", gli dicono. Ma a lui queste cose non interessano. Soltanto una cosa gli sta a cuore: mettere piede nell'osteria del paese e incrociare lo sguardo di Marie Reisenbacher, la ragazza dai capelli biondi e la pelle rosea che lavora lì ai tavoli, e che un giorno gli ha procurato "un dolore sottile vicino al cuore" sfiorandogli appena il braccio.