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"La solitudine del maratoneta" deve la sua fama in parte a una suggestiva trasposizione cinematografica di Tony Richardson, ma soprattutto allo stile innovativo, e ancor oggi modernissimo, della scrittura di Sillitoe. Il racconto che dà il titolo alla raccolta è un lungo e inarrestabile fiume in piena di sessanta pagine che ripercorre, al ritmo dei suoi passi durante una gara di maratona, i pensieri agitati del protagonista. Colin Smith, un giovane scapestrato rinchiuso in riformatorio, di cui il direttore dell'istituto ha intuito e incoraggiato il talento sportivo, continuerà a chiedersi a ogni passo della sua gara per chi o per cosa stia correndo, trovando l'unica risposta possibile a un passo dal traguardo.