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Il sequestro e l'assassinio di Aldo Moro (16 marzo-9 maggio 1978) ruotano attorno a una sola azione dell'ostaggio: il suo scrivere. Quell'agire incise però su tutto ciò che accadde. Non si trattò solo delle circa cento lettere, poche delle quali giunsero ai loro destinatari, ma anche dei 237 fogli del cosiddetto "Memoriale", ovvero i testi elaborati nell'ambito dell'interrogatorio condotto dal sedicente tribunale del popolo, ove Moro scrisse dei tre decenni precedenti giungendo fino alla sua stessa prigionia. L'originale è scomparso, ma è noto attraverso le fotocopie che dell'autografo fecero le Brigate rosse. Quel testo, mutilato e occultato per ben dodici anni dopo l'assassinio, lo si è potuto leggere sempre con enormi difficoltà e mai direttamente su quegli anomali "originali". Divenuto pienamente un bene tutelato dal Ministero per i beni e le attività culturali e dalla sua amministrazione degli archivi, il "Memoriale" può oggi essere studiato come una fonte della nostra storia. Qui per la prima volta è edito nella sua integrità: nelle sue cancellature, nelle sue revisioni, nei ripensamenti di un autore prigioniero e inquisito tra la vita e la morte. La ricostruzione del testo e della sua organizzazione, così come dei tempi della composizione degli scritti, permette di seguire Moro e le sue reazioni durante il sequestro, nei giorni in cui il Paese attraversò la crisi più grave del dopoguerra: il Memoriale acquista così il suo pieno significato. È accompagnato qui dai contributi di un gruppo di studiosi coordinato da Michele Di Sivo. L'edizione restituisce quindi le condizioni e il senso d'un testo drammatico e lucido per comprendere un evento decisivo della storia dell'Italia repubblicana.