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Il Codice di Oxford di Ligorio è un album di 180 fogli di materiali diversi, databili tra gli anni quaranta e gli anni ottanta del '500. Anteriori al 1568 sono gli studi sulla topografia di Roma e della Campagna Romana (con particolare attenzione per le tombe e i mausolei sulle strade consolari), sui vestiti antichi e sulle pratiche religiose. Su alcuni di questi capitoli Ligorio continuò a lavorare dopo il 1568 a Ferrara: il che ci consente di conoscere i suoi cambiamenti di opinione e le nuove informazioni acquisite. Una serie di 12 fogli sembrano pertinenti al "Libro delle antichità" edito nel 1553 (non sappiamo perché non furono utilizzati in quella sede). Altri fogli includono progetti architettonici di Ligorio per i restauri della Cappella Sistina del 1564, per le fortificazioni di Civitavecchia e per edifici o progetti del periodo ferrarese. Una trentina di fogli non di mano di Ligorio erano certamente in suo possesso; in altri venti fogli è una traduzione anonima da Vitruvio. Ci sono poi, posteriori a Ligorio, alcuni disegni di chiese di G.B. Aleotti, il quale entrò forse in possesso dei fogli ligoriani, ancora sciolti, tentando di dargli ordine; dopo la sua morte (1636) furono impropriamente aggiunti disegni e capitoli estranei. L'album ligoriano confluì poi nella collezione di manoscritti del gesuita veneziano Matteo Luigi Canonici (1727-1807), dalla quale passò infine nel 1817 alla Bodleian Library di Oxford. In questo volume dell'edizione nazionale si mette in piena luce per la prima volta la complessità di questo mosaico di frammenti con tutte le sue lacune e intrusioni. Il Codice consente per di più di comprendere meglio l'unitarietà e la metodologia del corpus ligoriano, dimostrando che - al di là della ormai superata reputazione di epigrafista falsario - nei disegni di antichi edifici Ligorio cerca bensì correttamente di spiegare quali siano gli elementi desunti dalla osservazione dei reperti e dalla documentazione e dove invece comincino le sue ipotesi.