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Vincenzo Tamagni da San Gimignano (1492-post 1530) è da considerare tra i pittori di primo piano della scena artistica romana del primo cinquecento. Spirito autonomo e a volte inquieto, curioso e appassionato interprete della cultura antichizzante e della figurazione religiosa del suo tempo, elaborò una maniera capace di coniugare felicemente le tradizioni del pieno rinascimento senese con le nuove tendenze classicistiche particolarmente diffuse a Firenze e Roma. Nato in una benestante famiglia di proprietari terrieri e formatosi presso il pittore locale Giovanni Cambi, si legò presto a Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma, col quale collaborò a Monteoliveto Maggiore, in Vaticano e a Subiaco. Entrato nella bottega del Sanzio attorno al 1513, partecipò ad alcune delle più importanti imprese della Roma di Leone X, lavorando alla decorazione della Loggetta del Bibbiena e della Loggia di Raffaello, entrambe in Vaticano, e nella villa del banchiere senese Agostino Chigi, poi detta la Farnesina. Divenuto artista indipendente dopo la morte del maestro urbinate, abbandonò Roma prima del terribile sacco compiuto dai Lanzichenecchi di Carlo V nel 1527. Spostandosi da una città all'altra (Siena, Montalcino, Pomarance, senza dimenticare la sua San Gimignano e infine San Secondo Parmense) fu impegnato in importanti commissioni, nelle quali ebbe modo di mettere a punto uno stile proprio e riconoscibile. Questo volume, frutto di una lunga e accurata ricerca, presenta la monografia su Vincenzo Tamagni: assieme al catalogo aggiornato delle sue opere, ricco di rilievi e nuove attribuzioni, offre un contributo alla comprensione del pittore e dei suoi rapporti con gli ambienti e le esperienze artistiche del suo tempo, tra centro e periferia.