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Qual è l'oggetto di un'ecfrasi letteraria? Si tratta di un'opera realmente esistente e ancora osservabile da scrittore e dai suoi lettori? O di un'opera esistita nel passato e ora scomparsa? O, ancora, di un'opera che non ha mai avuto un'effettiva realizzazione, e di cui l'ecfrasi costituisce una specie di progetto? In che misura, poi, la definizione dello statuto dell'oggetto descritto incide sulla funzione semantica riconosciuta dall'inserto ecfrastico? A questa e a altre domande cercano di rispondere i diversi autori di questo volume dedicato alle funzioni e alle forme dell'ecfrasi entro la cultura italiana della prima età moderna. Il volume offre una raccolta di materiali utili a ricostruire la natura multiforme dell'elaborazione letteraria del lutto (e, in senso lato, del dolore) tra Quattro e Cinquecento in Italia. Vengono così a disegnarsi orizzonti plurali di esercizio della pratica consolatoria: esperienze di corte, connotate geograficamente e sodalitas intellettuali sovraregionali.