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Lo studio è incentrato sulla tesi che il dipinto non raffiguri, come comunemente si crede, i coniugi Arnolfini, ma il pittore Jan Van Eyck e sua moglie Margaretha; un autoritratto che celebra la nascita del loro primo figlio maschio avvenuta proprio nel 1434. D'altra parte a sostegno dell'identificazione tradizionale c'è solo la somiglianza fonetica tra il cognome Arnolfini e il nome 'Hernoul le Fin' con cui l'uomo raffigurato nel dipinto è registrato nell'inventario della quadreria di Margherita d'Austria (1516). Ma l'estensore dell'inventario dovette farsi ingannare dall'apparente contenuto boccaccesco della scena (moglie incinta assai più giovane del marito, probabile amante sulla soglia della camera) e dalla firma allusiva dell"ingresso di un estraneo nel talamo ("Jan Van Eyck fuit hic"), ritenendo che il dipinto rappresentasse l'allegoria del marito tradito, del 'cocu', nella cultura popolare franco-fiamminga dell'epoca simboleggiato dalla figura dell"Arnolfo', l' 'Hernoul' appunto. E' quindi solo per un caso che nell'Ottocento Crowe e Cavalcaselle abbiano associato il cognome Arnolfini alla descrizione dell'inventario del 1516.