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Sogno città senza bici. Senza quelle biciclette ritratte sui manifesti pubblicitari che offrono una sbarazzina e giovanile scenografia ai piazzisti di telefonini, conti correnti, polo di piqué, addirittura automobili. Senza quelle bici straboccanti di glamour dei vip che piacciono tanto a giornali e paparazzi pronti a immortalare l'atletico passatempo di ciclopresidenti, cicloattori e ciclostar che prima consegnano un bel cheese all'obiettivo e poi, svoltato l'angolo, raggiungono comodi la loro destinazione sul sedile posteriore di una berlina. Senza quelle bici promesse come premio all'automobilista fedele, che vincere una bicicletta coi bollini del carburante è un po' come aggiudicarsi una bibbia a una gara di bestemmie. Senza quelle mountain bike caricate su pick-up puzzoingombranti per andare a scovare sentieri vuoti di traffico e smog. Senza quelle minimaliste e fighette dei ruotafissati, che sono più capi d'abbigliamento che veicoli: non ti portano, si portano.