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Cronaca di un'attesa è il racconto dell'ultimo anno trascorso dall'autrice in libertà condizionale prima del fine pena. Quando il tempo si può cominciare a contare a mesi, dopo i decenni passati tra clandestinità e galera, cambia lo sguardo e la prospettiva. Come vivere un tempo sospeso di una vigilia sullo stipite di una soglia che dà su un paesaggio sconosciuto, invitante e sfuggente. I giorni passano con estenuante lentezza, come se tutto si fosse fermato, come se la vita immaginata nei lunghi anni alle spalle mostrasse il conto delle sue illusorie promesse. L'alibi della costrizione sta per abbandonarla e deve imparare a vivere la libertà, in un mondo che le appare sfigurato, triste, infelice, senza bellezza. La cronaca offre spaccati di vita sociale e lei cerca di interpretare i nuovi linguaggi usando la memoria del suo universo emotivo che la porta lontano, alla sua infanzia, all'infanzia di tutto. Ha imparato a diffidare del sovrapporsi di voci e ascoltare il silenzio. A cercare le ragioni di un insostenibile presente mettendo distanza, tornando indietro, fin dove è ancora possibile vedere e sentire. Una memoria visionaria la guida per ritrovare parole di senso per descrivere l'inimmaginabile di un fine corsa senza più fiato e attese. Forse ha sognato, forse non è successo nulla e tutto, nel migliore dei mondi possibili, scorre come dovrebbe. Ma la memoria è là a raccontarle che c'è sempre possibilità di scelta e che il tempo presente è solo l'ultimo, non l'unico.