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Una suggestiva silloge di "schizzi" filosofici intorno al simbolo del fuoco, tra gli elementi naturali il più rappresentato nei miti antichi, nei pensatori delle origini, in poeti e scrittori d'ogni tempo. La "figura" talvolta rende più dell'argomentazione: il fuoco è così segno dello spirito che contrasta la morte. È un dono e al tempo stesso l'estremo pericolo di consunzione. Il pensiero in ogni modo teme il fuoco pur se ne avverte il fascino segreto. Sta per certo che alle idee hanno allestito il rogo i più fieri nemici della scienza, solo allo scopo di annullare secoli di cultura impressa su carta o pergamena. Fuor di metafora, il fuoco è l'irrazionale con il quale la filosofia sempre si confronta. Inspiegabile non è forse la stessa ragione, la volontà che aspira a colmare il futuro, la passione, la fede, la bellezza, il male, la contingenza della storia? Irrazionale è certo l'istanza di una razionalità assoluta. La filosofia ha il compito di combattere semmai l'irragionevolezza anche contro la pretesa assurda di abolire il mistero. Ha cioè il dovere morale di sconfessare ogni volta la superstizione dommatica, i conformismi, la cieca obbedienza ai dettami delle mode. In copertina un piccolo quadro a olio di Van Gogh, raffigurante il contadino che brucia sterpi sul finire del giorno. Al centro l'immagine di un fuocherello povero e impetuoso simbolo della riflessione solitaria, che è poi la più tenace forza per la sopravvivenza.