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Scritto con la passione di chi li ha insegnati per quarant'anni e con l'amarezza di chi ha concluso che il latino e il greco non servono, che, al pari della musica, sono un lusso che non possiamo più permetterci, un vecchio professore avanza la modesta proposta di continuare ad insegnare le materie classiche solo in traduzione, affidando l'insegnamento delle cosiddette lingue morte all'università e alla diligenza di chi vorrà studiare e leggere i classici nella loro lingua. Il saggio è arricchito da puntuali e precise considerazioni su Pirandello lettore sui generis del teatro greco, sulla "genialità" vera o presunta della lingua greca, e da esperienze ed esperimenti didattici che possono giovare, in ogni caso, all'insegnamento del latino e del greco anche a chi non condivide la tesi centrale.