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Il 9 febbraio 1619, quando aveva da poco compiuto 34 anni, Giulio Cesare Vanini fu bruciato a Tolosa per «ateismo, bestemmia, empietà e altri eccessi». Meno di tre anni prima, nel settembre 1616, aveva pubblicato la sua opera più famosa, il "De admirandis naturae reginae deaeque mortalium arcanis" ("I meravigliosi segreti della natura, regina e dea dei mortali"). La censura, approvandola senza battere ciglio, non vi trovò nulla di «ostile o contrario alla Religione Cattolica Apostolica Romana». In realtà, sebbene in modo velato e criptico, essa contiene e veicola idee a dir poco esplosive in materia di religione, politica, biologia e fisica. Idee per le quali, nel 1629, fu inserita nell' "Indice dei libri proibiti". Tra i sessanta dialoghi in cui si struttura l'opera quello più celebre e rilevante è, senza ombra di dubbio, il "Dialogo su Dio", il cinquantesimo, che in questo volumetto si riporta in forma integrale. Non è un dialogo come tutti gli altri ma, in virtù dell'autonomia e della coerenza interna che io caratterizzano, un'opera nell'opera e soprattutto, per la completezza ed esaustività degli argomenti trattati, una piccola stimma del pensiero sovversivo di Vanini. Con un saggio di Dario Acquaviva.