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Uno scopo ambizioso, quello di Cristina Passetti, come l'autrice stessa dichiara introducendo al suo lavoro: comprendere le ragioni della "conversione rivoluzionaria di un'intera generazione di riformatori meridionali", comprendere come e perché, da riformatori, diventassero rivoluzionari. L'interrogativo non è nuovo. Esso si colloca al cuore di qualunque riflessione storica sulle rivoluzioni, fin quasi dal momento in cui esplodono. Perché, allora, riprenderlo ancora una volta e farne oggetto di una ricerca specifica? Non è un caso che una giovane studiosa ne abbia sentito il bisogno, per varie ragioni. In primo luogo, l'evidente insoddisfazione per le risposte abbozzate o tentate finora, soprattutto per quanto riguarda la periodizzazione; e il rifiuto del tema, ancora spesso ricorrente, della 'passività' della rivoluzione napoletana.