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L'esteso territorio rurale che circonda le città della Romagna è spesso costellato di piccole chiesette, molte delle quali denunciano, anche all'osservatore più sprovveduto, una esistenza in vita di molti secoli. Quando poi vi entriamo, a volte vi scopriamo dei veri e propri scrigni di arte e cultura: vecchi marmi lavorati, mosaici, lacerti di pitture, colonne e capitelli che trovano il pari solo nelle chiese dell'età d'oro ravennate. Questo patrimonio disperso nelle campagne e nelle colline del vecchio Esarcato e della vecchia Pentapoli, non è sconosciuto agli studi, anzi possiamo dire che è uno dei temi maggiormente affrontati da storici dell'arte e archeologi, a partire dagli anni in cui fu Soprintendente a Ravenna Giuseppe Gerola, il quale avviò una campagna di restauro in molte di quelle piccole fabbriche dimenticate. La possibilità di indagare a fondo la struttura degli edifici, che spesso si scoprivano essere costruzioni molto distanti nel tempo, innescò anche per la Romagna un filone di studi che ha visto discutere storici dell'arte di altissimo livello e l'azione di archeologi che hanno tentato di dare risposte ai numerosi interrogativi ancora aperti. Di molte pievi romagnole non conosciamo, ad esempio, la cronologia di costruzione. Inoltre, come si pongono le nostre chiese rurali nel contesto dello sviluppo dell'architettura altomedievale? Quest'opera non vuole certo trovare risposte a questi quesiti, ma vuole offrire, tenendo insieme l'intera Romagna, un percorso a chi volesse ripercorrere le indagini sulle tracce degli studiosi e degli archeologi del passato e una sintesi di quanto scritto fino ad oggi.