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Il romanzo di Francesco Ciotti rievoca alcune delle pagine di più acuto interesse nella storia di Cesena. Racconta infatti le opere e i giorni di Robusto Mori, che fu suo celebre primario medico nella seconda metà dell'Ottocento, e intorno a lui mette sulla scena una intera comunità, dal popolo minuto ai protagonisti di prima grandezza nella storia della città, a cominciare da Eugenio Valzania: un vasto arazzo che il narratore stende tra due mondi: sopra la terra, tra le mura della città, e sottoterra, nelle miniere scavate nelle viscere delle vicine colline. Tra storia e invenzione, Ciotti costruisce un racconto ricco di contrasti, di attese, di tensioni, di sofferenze: una storia civile di miseria, di disuguaglianze, di conflitti sociali e di crimini efferati nell'epoca della prima globalizzazione industriale, così simile alla nostra: un tempo crudele, nel quale il cuore di un uomo, per aprirsi alla verità e alla vita, deve possedere due chiavi invece di una sola, la chiave del prossimo e la chiave di Dio, come il cuore di ciascuno di noi.