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È caduta la notte, i fuochi nel villaggio sono piccoli bracieri rossigni che sussurrano. C'è una calma grande nelle persone. Un quartino di luna si leva piano dalle chiome della foresta inondandole di luce. È un segnale propizio. Mi alzo, è ora di tornare a casa. Un signore mi prega di portargli due batterie per la sua vecchia radio. Un altro mi chiede una lametta da barba. Il più anziano mi ammonisce di stare attento, nel cammino. "La luna mostra il sentiero, ma non i pericoli della strada", mi fa comprendere il vecchio del villaggio. Ha un solo dente davanti e lo usa per sorridere. L'Africa è dei bambini scalzi, è dei vecchi tenuti in grande considerazione, è dei fuochi che sono fiammelle nella notte, è della luna che diventa lanterna lungo la via. Paolo Agostinis scrive una piccola grande storia d'Africa che suona come un monito alle nostre coscienze: sulla povertà e gli stenti dei bambini a piedi nudi, all'alba piegati da un bidone d'acqua sulla schiena; sulla precarietà della vita che può nascondere insidie dietro l'angolo e cadere come una foglia o un petalo di rosa; sulla morte che può venire a prenderti nel sonno, come un incubo, a lume di candela.