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Una narrazione che ha inizio ai tempi di Garibaldi, passando per la bonifica dell'Agro-Pontino fino ai giorni nostri. Cosa hanno in comune i personaggi? Sono tutti Montanari. Un cognome, un'assonanza, una stirpe. Il racconto fa rivivere molti sillogismi dialettali della terra d'origine, Ferrara, ed è nella forza dell'idioma che si cela l'autenticità della storia. Il dialetto non sempre è sinonimo di ignoranza o povertà ma diventa, nella sua accezione, la ricerca di come veniva intesa la vita prima; di quali valori avevano una stretta di mano, la puntualità, oppure offrire un piatto di minestra. Camminando affiancati tra la modernità e ciò che è già stato, si assiste a una partenza, per quella Terra Promessa, in cerca di fortuna e pane. Attraverso la storia dei coloni che hanno abbandonato le loro terre, si ripercorre l'edificazione di quell'opera immane che gli uomini e le donne insieme hanno permesso, in così pochi anni. Nella storia di ogni famiglia, così come in quella dei Montanari, c'è un qualcosa che da sempre si tramanda di padre in figlio, vita dopo vita, e che finalmente - a un certo punto - colma e sazia, ristora e disseta, illude ed eleva: il dono.