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Questo testo raccoglie esperienze di lingua condotte con alunni provenienti da ambienti eterogenei di quartieri non privilegiati di Roma. Presenta un ventaglio di "nodi critici" intorno ai quali si sviluppano fatti, conversazioni, intuizioni che aprono pensieri nuovi; espone come maturino concetti che sembravano lontani dal poter essere concepiti e come la lingua si mostri strumento inscindibile dell'intreccio tra fare, pensare, dire. Esprime come sia graduale la modificazione del pensiero e come tutto avvenga in modo iterativo, a livelli diversi di difficoltà, approfittando delle occasioni che man mano si creano. Suggerisce idee che possono essere seguite come un filo principale, senza vincoli di successione preordinata di attività, con la libertà di scegliere l'itinerario, mentre si procede. I giochi linguistici sono integrati al lavoro di azioni, pensiero e registrazione che la classe porta avanti, così come ne sono parte costitutiva le espressioni gergali introdotte dai bambini, adeguate a descrivere i fenomeni osservati.