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Nel secolo scorso un bambino con deficit sensoriale o motorio (sordo, cieco o "spastico"), o deficit psichico (ad esempio con sindrome di Down), o troppo vivace (fuggito da casa o da un'istituzione), poteva essere ricoverato in manicomio anche per anni. La povertà e il disagio familiare aumentavano la possibilità di andare incontro a questa sorte. La mortalità era elevata e spesso il bambino, raggiunta l'età adolescenziale, passava ai reparti degli adulti, interrompendo a volte questa lunghissima degenza solo con brevi periodi di dimissione "in esperimento". Il periodo preso in considerazione va dal 1913 al 1974: in questi anni si verificano 3758 ricoveri, relativi a 2761 bambini. L'autore descrive le problematiche relative all'assistenza psichiatrica dei minori diffuse in tutto il territorio nazionale ed esamina, con maggiore dettaglio, la situazione del Manicomio romano. Le testimonianze di alcuni operatori, gli articoli tratti dai vari quotidiani nazionali e i servizi giornalistici della RAI relativi al problema dell'assistenza psichiatrica dei minori in Italia arricchiscono e confermano le informazioni ricavate dallo studio dei documenti d'archivio.