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Márcia Theóphilo, brasiliana, di estro e d'arte poetici dirompenti, oltre che di appassionata cultura etnica ed endemica, ha levato un inno e un grido a questo mondo minacciato di estinzione, a questi 'meninos' su cui si accanisce una bieca perversità che giunge fino a una tenebrosa persecuzione. Il poema, in due parti, della Theóphilo non potrebbe essere presentato meglio di come provvede lei stessa a farlo nel corso dell'introduzione: "Questo libro-poema, che vuole ispirarsi ad un misticismo panteista, rappresenta un intero mondo. I suoi versi sono piccole orazioni sostenute da un ritmo incalzante. Attraverso la poesia si vuole far emergere la qualità sacra della vita e di quei valori straordinari che stiamo perdendo. Non è una poesia dedicata solo ai cuccioli dell'uomo, ma anche a tutto ciò che germoglia, a tutto ciò che nasce, come l'acqua che sgorga limpida da una sorgente, un fiore che sboccia. È una poesia dedicata alla parte più tenera e delicata dell'universo, a tutto ciò che è ancora ritenuto inutile allo sviluppo perché nulla ha a che fare con il consumo e che per questo viene disprezzato, calpestato o semplicemente non considerato". Ecco, il lettore trova qui concentrate tutte le motivazioni che hanno promosso il disegno e la poesia dell'opera che si accinge a leggere. La passione antropologica, l'indignazione ambientalistica, la sofferenza per la terra violata, l'amore veemente e dolcissimo per le creature che la rappresentano nella sua innocenza primaria, i 'meninos' appunto, concorrono e si fondono in questa invenzione poetica.