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Le emozioni sono il "core" degli interventi in psichiatria anche se spesso ci si dimentica di questo. Riconoscere i vissuti emotivi, aiutare a tradurre questi in pensieri, fare esperienze emozionali correttive in un ambiente che consente e facilita questi processi è, infatti, il presupposto di ogni sforzo organizzativo, è il fine di ogni investimento formativo, è la mission inconfessata di ogni istituzione che si prefigge di aiutare migliorandola la condizione umana. Allora perché questo è un tema trascurato? Perché è così difficile parlarne? Perché è paradossalmente più facile fare diagnosi, discutere di meccanismi di difesa, utilizzare modelli riabilitativi complessi? Se la cura della vita psichica è prevalentemente una cura delle emozioni in favore della loro pensabilità, perché è così difficile affermarlo, metterlo al centro d'attenzioni e ricerche? Naturalmente non si possono dare risposte definitive a tale quesito, ma è possibile immaginare che nell'ambiente scientifico parlare di emozioni può apparire più un atteggiamento romantico che clinico, più una questione letteraria che una questione da sottoporre a prove, ricerche e valutazioni scientifiche. Oggi si va delineando un forte interesse che sconfessa l'ipotesi che le emozioni siano una variabile eterea e secondaria, rispetto alla concretezza e alle limitazioni dei sintomi, che invece proprio da quelle direttamente derivano. Il rischio che si paventa è pertanto pensare che parlare di emozioni vuol dire rimanere nell'astratto rispetto al concreto delle abnormità comportamentali e ancora una volta dover costatare che anche quest'ultime da quelle derivano. E cosi di seguito i deliri, gli agiti e i pensieri ingiuntivi. Le emozioni sono il motore della vita psichica e si può arrivare a soffrire anche della loro mancanza, ma effettivamente quando si parla di emozioni, tutto diventa confuso, ci sembra spesso di inoltrarci in una fitta nebbia in cui le cose si confondono alla nostra percezione. Il libro composto da vari interventi sul tema si apre con un'introduzione di Luca GaburrI riguardante il pensiero di Zapparoli che appare, nella letteratura sulle psicosi, come l'unico autore ad aver messo al centro della sua riflessione proprio quelle emozioni legate da un inestricabile vincolo.