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La medicina si è evoluta verso forme e modalità ultraspecialistiche che se innegabili vantaggi possono offrire per la diagnosi e il trattamento di molte malattie anche gravi, rischiano di ribaltarsi negativamente sulla qualità umana della pratica clinica e sui modelli della relazione terapeutica. Il ritorno a una medicina umanistica e a una antropologia medica è volto a compensare il tecnicismo della medicina contemporanea sul sentire psicologico. Scopo di questo volume è proprio favorire il recupero di un approccio al paziente come persona, di conciliare il sapere biomedico con la valorizzazione dei processi relazionali e della dimensione emotivo-affettiva, che così larga parte rivestono nel determinismo di molte patologie o nel loro mancato o incompleto superamento. I contributi che gli autori ci presentano segnalano non solo l'esistenza di un terreno comune su cui si radicano la prassi medica e quella psicologico clinica, ma anche le straordinarie risorse che la psicoterapia mette a disposizione in numerosi ambiti (psiconcologia, riabilitazione psichiatrica, psicogeriatria, sessuologia e medicina delle migrazioni).