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Jean José Baranes, psicoanalista familiare del lavoro nei gruppi e nelle istituzioni, sviluppa le voci, inizialmente aperte e lasciate incoltivate da Freud (La scissione dell'Io, 1937), sondate da Ferenczi che le approfondì: quelle di un'altra psicoanalisi che gli adolescenti, come i casi difficili, impongono allo psicoanalista di oggi. A partire dalla sua clinica del quotidiano, testimonia il lavoro di elaborazione teorica che lo ha portato ad una rinnovata concezione della simbolizzazione. La pratica psicoanalitica è così considerata sotto l'angolatura della differenza delle modalità di lavoro della psiche, tenendo in considerazione l'affetto, il corpo, la percezione, la sensorialità, questi esclusi dal dispositivo della cura "classica", come punti d'appoggio per tentare di restituire ai pazienti uno sviluppo psichico, e di drammatizzare in qualche modo questi registri arcaici della sofferenza narcisistica che debordano - o sfuggono - dal campo del linguaggio verbale.