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Intendevo scrivere della follia, e non farne un trattato teorico, volendo mostrare come essa non sia altro che la messa in campo del desiderio, la follia che viene dalla verità di un desiderio rimosso, che da questa è prodotta affinché il desiderio stesso abbia possibilità di esistenza concreta e materiale nell'atto che lo fa esistere per ciascuno e nei confronti dell'oggetto cui si rivolge, introducendo una realtà che resta incomprensibile a chi ne è il subiectum il quale, nondimeno, non può sottrarsi alla propria follia e in cui le pretese della volontà mostrano tutte la loro inconsistenza ed evanescenza costringendo il nostro soggetto a restarne in balìa oltre ogni sua intenzione e consapevolezza. L'intento di questo scritto è, dunque, quello di mostrare che la follia è indipendente quanto estranea a ogni produzione del pensiero e allo stesso tempo di precisare che la psicanalisi nasce dalla considerazione della follia quale stato essenziale e costitutivo della condizione umana. Entriamo e usciamo dalla follia continuamente, e senza rendercene conto. Nella follia si esprime la verità più propria e intima di un essere umano.