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Una nuova colonizzazione delle menti invade il pianeta in nome di un "razionalismo economico morboso". Questa "religione del mercato" impedisce che si pensi il mondo se non come uno stock di merci o di prodotti finanziari. Per realizzare ciò era necessario far crollare il valore dell'esperienza e del racconto. Quando si riduce il valore della parola a profitto dell'informazione, noi perdiamo il mondo comune. Abbandoniamo sempre più la democrazia per l'ombra di una tecnocrazia che organizza insidiosamente la nostra servitù volontaria. Questo libro invita a un ritorno del politico per ritrovare le condizioni sociali e culturali che permettono di pensare, di giudicare, di decidere. Ciò esige che innanzitutto si interroghi il sapere nella nostra cultura, il suo rapporto con l'esperienza e il sociale. Contro il trionfo dell'ideologia economica da cui emerge oggi la nuova figura antropologica di un uomo neuro-economico, Gori invita a trovare forme di resistenza individuali e collettive che mantengano viva la nostra capacità di pensare, di trasmettere l'esperienza, di creare legami attraverso la parola, sola garanzia di sopravvivenza delle nostre soggettività e delle nostre democrazie.