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"Ragione è di chi fa più confusione", dice un proverbio; l'autore, psicologo psicoanalista, critica il concetto corrente, anche nel mondo della cultura, che il processo di conoscenza sia un fatto di pura ragione. Nell'attività del conoscere sono invece coinvolte varie funzioni (l'attenzione, la raccolta dei dati, la memoria, la percezione, l'intuizione, la fantasia, la passione e le motivazioni); funzioni tra le quali, certo, la ragione ma non in modo decisivo se non in taluni ambiti come la filosofia e la matematica. Anche la psicoanalisi già alle sue origini è stata attaccata dal virus dell'intellettualismo; la sua letteratura e le sue riviste sono inondate da scritti di carattere teorico, persistendo un'antica e forte resistenza degli psicoanalisti a fornire i dati per così dire grezzi della propria pratica clinica. Trattando dell'incomprensione, della fantasia, della relazione umana e degli affetti, l'autore racconta ampiamente del suo lavoro e del rapporto con i suoi analizzandi e delle sue difficoltà, oltre che del rapporto col sistema teorico della psicoanalisi e con le sue istituzioni.