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Il presente lavoro nasce dalla necessità di dare spessore alla rivolta del ghetto di Varsavia per il tramite delle testimonianze pervenuteci dai superstiti, pochissimi, in quanto la maggior parte della popolazione ebraica del ghetto trovò la morte nel campo di sterminio di Treblinka dopo il "grande rastrellamento" del 22 luglio 1942, l'Aktion. In seguito alle deportazioni, un gruppo di soli 220 ragazzi e ragazze decise di dare vita all'Organizzazione ebraica di combattimento, la ZOB, con l'obiettivo di avversare i tedeschi con risolutezza e volontà per mezzo di una resistenza armata fatta di scontri e di guerriglie urbane, al fine di non essere considerati solamente delle vittime inermi come i nazisti volevano. Approntare una resistenza all'interno del ghetto non fu affatto facile, sia per la mancanza di armi, sia per lo scarso sostegno della Varsavia ariana al di là del muro. Di fatto i combattenti della ZOB, come asserisce lo studioso Israel Gutman, "non avevano alcun piano né contatti con il mondo esterno, o con gli Alleati; i capi dell'organizzazione non erano che ragazzi di soli vent'anni, o poco più, che possedevano pochissime armi senza alcuna esperienza, o strategia.