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Nel corso del XX secolo, i sottogeneri del cinema dell'orrore si sono moltiplicati al punto da essere oramai quasi indistricabili l'uno dall'altro. Tra essi spicca però il ghost-movie, il film di fantasmi, che nonostante il trascorrere dei decenni affonda ancora le sue radici nelle paure ataviche dell'uomo, indagate e codificate principalmente nel "racconto gotico", genere letterario diffusosi nei paesi anglosassoni a partire dal 1700. L'autore di questo libro, basandosi sulla definizione coniata da lui stesso per alcune lezioni sull'horror, definisce i film di fantasmi "racconti della porta chiusa", nei quali cioè la drammaturgia poggia principalmente sui conflitti psicologici ed interiori dei protagonisti e sulla paura di qualcosa d'ignoto, che sta metaforicamente "dietro la porta". All'interno del ghost-movie, analizzando pellicole più o meno note e più o meno recenti, l'autore individua 7-8 tematiche ricorrenti e altrettanti modi differenti per descrivere i fantasmi al cinema, arte per sua stessa natura più vicina ad un'apparizione effimera, come i fantasmi, che al mondo reale.