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Petra Cherie, l'eroina che dà il titolo al fumetto, è modellata sui tratti di Louise Brooks, protagonista del cinema muto degli anni Venti, che è stata modello per un'altra icona del fumetto italiano, la Valentina di Guido Crepax. Con il tratto elegante di Micheluzzi, Petra incarna il mito tragico e moderno della donna fatale: si muove attraverso la prima guerra mondiale come una sorta di Mata Hari. Il volume inizia con un escamotage narrativo; Petra, in prima persona, narra la sua storia per soddisfare la perentoria richiesta di Micheluzzi (rappresentatosi seduto su una poltrona, probabilmente di vimini, con un lungo sigaro nella mano sinistra), ma lo fa malvolentieri. Ciò nonostante parla. Petra appartiene a un mondo ben diverso da quello che affonda nelle trincee, in qualche modo molto lontano dalla massa dei sofferenti provocata dalla prima guerra mondiale. Parla sei lingue, è raffinata, ricca, spericolata, indipendente, moderna, emancipata; sa pilotare l'aero, guida l'automobile, sa sparare (qualche volte uccide), incontra uomini importanti e realmente esistiti. La narrazione di Micheluzzi è attenta e attendibile; appare evidente l'accurato lavoro di documentazione sui mezzi, sugli abiti e, almeno in termini generali, sui luoghi. Nelle tavole in bianco e nero, il tratto chiaro e limpido caratteristico dell'autore assume una grande carica espressiva.