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La nostra storia comincia così, nel 1325, quando il ventunenne Ibn Battuta lasciò il Marocco per adempiere il dovere musulmano di compiere almeno una volta nella vita, se possibile, il pellegrinaggio alla Mecca. Lo seguiremo tralasciando molti aspetti politici, culturali, etnici e i particolari delle vicende personali che racconta, per soffermarci sui suoi incontri con le personalità mistiche. L'islam, con la sua visione globale, aveva unito diversi paesi rispettando, in genere, gli usi e costumi locali e le minoranze. La legge islamica e la lingua coranica, l'arabo, erano il tessuto connettivo di diverse realtà. Un musulmano insomma, da un capo all'altro del mondo, respirava aria di casa. Anche nei posti più lontani, dalla Cina confuciana all'Europa cristiana, si trovavano città portuali con comunità musulmane dedite al commercio. Ibn Battuta viaggiò nel clima della pax mongola quando i nuovi monarchi si convertirono all'Islam ed assorbirono nelle loro corti l'elite intellettuale musulmana. Dopo i massacri della furia mongola, la ricostruzione era garantita dalla vitalità del commercio ed è sulle sue rotte di tutti i paesi che ritroveremo il nostro emblematico viaggiatore.