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"Quando mi trovo tra le mani un libro di cui non so ancora niente - e a maggior ragione se sono poesie - di solito preferisco "saltare" le parti introduttive che presentano, anticipano e spiegano, e affrontare direttamente il corpo a corpo con la materia viva delle parole che mi vengono incontro nude, senza segnali di orientamento. Con Oniveraltur, probabilmente incuriosita da questo strano misterioso titolo, sono invece partita dall'inizio, ovvero dal "Prologo", poche pagine in cui l'autrice, Elisa Grandini, invita il lettore ad accompagnarla nel suo viaggio tra le parole, i sogni, i ricordi e tutto quel mondo frastagliato e imprendibile che è la Poesia. Nemmeno io voglio anticipare, se non per dire che la parola-immagine chiave di questo Prologo è quella della mappa, una "mappa dell'anima, parallelo di un mondo interiore", che viene qui disegnata, popolata di nomi luminosi e sonori (Oniria, Albastèr, ...) che mi ricordano le "città invisibili" di Italo Calvino, e soprattutto colorata, in un grande ideale dipinto dove colori e suoni si fanno segni, luoghi di passaggio e di sosta, di scoperta e di perdita. (...)" (Giovanna Mochi)