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Che vasto ginepraio il Pasticciaccio, che leggendario cafarnao di nodi non sciolti. Che gomitolo infinito, che manzoniano guazzabuglio del cuore e della mente. L'arca dei delitti e del furto degli ori, nella dimora dei pescicani che specularono sulla guerra. Da non venirne più a capo, e non si dice con le carte in regola di un giallo o di un poliziesco felicemente risolto ma neppure con quel po' di serenità d'animo di cui pure il lettore, dopo tanto laborioso impegno, avrebbe diritto. Come dopo una tragedia, lo spettatore del teatro di Dioniso in Atene era abilitato a lucrare per sé una salvifica catarsi. Il libro di Silvia Frunzi, Nero Gadda. Il delitto degli ori. Saggio sul «Pasticciaccio», con un grammo e più di audacia, di giovanile intraprendenza, affronta la matassa medusea del crimine Balducci e cerca, con gli strumenti affinati della Bibliografia a disposizione e il monumentale Commento Terzoli, di scioglierla. Ne viene un libro di critica non solo attento e perspicace, ma proficuo e godibile, avventuroso anche, per chi ancora si accosti al mistero cruento del grande famedio merulano, al numero civico del 219. Anno 1927. Introduzione di Marino Biondi.