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Seppur in un'accezione meno ironica e cinica, Diogene, filosofo greco, trasfigurato nel quadro in copertina, potrebbe essere un alter ego dell'io narrante di questo libro. Diogene, è risaputo, uscì di casa in pieno giorno con una lanterna in mano e alla domanda su cosa stesse facendo, rispose: «cerco l'uomo!». Ammissione pregnante e medesimo senso, denso leitmotiv che corre tra le poesie di questa raccolta. In "Canti umani" si cerca l'uomo e vi si approda mettendo in luce quegli esseri che, in continuità, tendono a essere se stessi, che vivono secondo la loro più autentica umanità, che, al di là di tutte le esteriorità, le convenzioni imposte dalla società o al di là del capriccio della sorte e della fortuna, ritrovano la propria essenza di esseri umani. Infine, non solo un ritrovo della genuina e autentica natura dell'uomo, come ricorda Diogene, ma anche un ricongiungimento all'humanitas di latina memoria, al sentire dell'anima, un sentimento da coltivare nell'esistenza di ogni umano errare.