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Le lune chiamate dal titolo del libro di Piero S. Costa ("E rinnòvansi lune") servono a illuminare qualcosa di nuovo e di storico, oltre la poesia; servono a dare luce di chiaro rilievo - rilievo di luna, nitido, come aveva osservato Leopardi per i suoi orizzonti montuosi - al panorama del nostro tempo, quello culturale, e ai suoi effetti: è il secondo capitolo che, attraverso brevi e incisive composizioni, fa il punto critico (si potrebbe dire sociofilosofico) sul termometro dei gusti e delle tendenze letterarie e non letterarie di un Novecento ancora persistente e condizionante, con i suoi errori e le sue utopie; così come il terzo punta l'obiettivo sulle radici della nostra letteratura, riecheggiando ora stilnovismi e ora giocosità poetiche e passando il tutto al vaglio di una moderna sensibilità, senza dimenticare che la cultura risuona per osmosi in altra e diversa cultura, e che in altra ancora, in un vicendevole scambio di riflessi (e di messaggi), fonda sviluppi e diramazioni (tra le quali si può pure, secondo un persuasivo capriccio del poeta, miscelare credibilmente Dante con Poe).