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"Sentivo che non c'era più tempo per scrivere. Frapponevo fra me e lo scrivere una strana impazienza e un'urgenza di vivere, come se la clessidra del tempo fosse stata capovolta per l'ultima volta e i granelli di esistenza avessero cominciato a scendere inesorabili verso il pozzo del nulla. Ma era vero vivere il mero affaccendarmi in mille altre cose? Mi lasciavo andare impercettibilmente alla mia deiezione fino al punto di percepire in me stesso la nascita di un automa mosso nient'altro che da una meccanica del rifiuto e dell'isolamento. Temevo una metamorfosi senza ritorno."