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Questa raccolta di saggi si stacca da tutte le raccolte di saggi in circolazione, per una dedizione rara, che sfugge del tutto al pensiero universitoide: "se il pedante universitoide mira sempre al sapere=potere, questo libro è all'altro capo di tutto ciò: il volo del pensiero=gioco, che si industria con i concetti, con gli pseudoconcetti, con le trovate del cuore e quelle dell'immaginario, oppure con le nuvole" (Gianni Celati). È un pensiero che si aziona all'istante, non appena è toccato da immagini che lo elettrizzano: paesaggi, situazioni, figure e personaggi di libri o di film, allegorie, metafore. De Vivo scrive di letteratura, dei suoi temi e dei suoi fantastici maestri ("Saggi inventati", appunto), come i santi che tengono in mano un cuore palpitante; scrive con il cuore in mano, anzi con il kindé in mano, come direbbero i Dogon.