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Quattro racconti di giovinezza, carichi di spudorata poesia, ridenti e di colpo struggenti. Aveva vent'anni (quasi) Beppe Puntello, quando dalla Sicilia venne a fare l'assistente universitario al Policlinico di Modena, ossia il "lavavetri", come gli dicevano spietatamente gli amici, per via del suo compito di "addetto al lavaggio della vetreria nel Reparto di Patologia Medica". Vent'anni e un posto da "permanente" all'albergo Reale, quello dei piloti di Enzo Ferrari e del Circolo della Biella, ritrovo obbligato per tutta la "bella gente" di Modena e per i "masticatori della notte", in testa a tutti Antonio Delfini. "Delfini chi?", domanda a un certo punto un dottore. Delfini lo scrittore. Vent'anni e una ragazza, Maria (sono venticinque per lei, gli anni), da amare nelle notti di nebbia fitta, bianca come il latte, notti magiche in cui d'improvviso può spuntare, umile e tremula chimera, un'osteria dove si mangiano le rane fritte.