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All'inizio c'è solo una fanciulla che fugge da un romanzo immaginato per entrare in un romanzo in carne e ossa, in sella alla sua bicicletta. Sembra un gioco, anzi è un gioco, e forse proprio per questo FanteCavalloeRe ha tanto da dirci, del nostro tempo, di noi, del nostro dentro e del nostro fuori, della nostra vita che non ne vuole mai sapere di fermarsi un istante, di deviare, di inseguire una rima o un abbaglio, di ascoltare, di invertire e sovvertire le gerarchie, le rotte, di afferrare un sorriso a tutti i costi, per i piedi o per i capelli, purché sia quello buono per farci guardare avanti, per farci andare avanti. Luisa Menziani ci guida in una passeggiata nella realtà, a polmoni pieni, attraverso i massimi e i minimi sistemi del vivere quotidiano l'amore, l'amicizia, la coda al supermercato - e pedalando e pedalando si lascia dietro una scia della sua polvere magica, l'UndueTrefanteCavalloeRe che è un potente richiamo stregonesco, formula alchemica che converte la banalità in epifania, che resuscita le metafore morte e le morte illusioni, e tutto indistintamente richiama alla vita, all'irrinunciabile saggezza dell'attimo.