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"La legge è lo strumento che consente agli orsi di difendersi dai lombrichi secondo regole prestabilite" (G. Lodi). Per più di un ventennio, da pretore e da pubblico ministero, il giudice Giovanni Lodi si è interrogato sul rapporto tra la legge e la giustizia. Poi d'improvviso, nel 1980, la scelta di lasciare per sempre la magistratura. Una scelta discussa e non da tutti compresa. Quel che è certo, è che si trattò di una scelta difficile, per un uomo che aveva vissuto il suo ruolo istituzionale non come il freddo adempimento di un dovere, ma come un'alta responsabilità morale, per la quale valesse la pena di spendere passione e impegno civile. Dentro questo libro - un po' saggio, un po' racconto, un po' testimonianza - ci sono gli elementi che consentono a chi legge di avvicinarsi al mondo di Giovanni Lodi, alla sua figura complessa e alla pluralità di interessi e di riflessioni che hanno caratterizzato il suo essere giudice e, prima e dopo, il suo essere uomo. Se un ritratto biografico è affidato alle parole della moglie Antonella e alle testimonianze di autorevoli Contributori, larga parte dell'opera è costituita dagli scritti letterari, saggistici, umoristici di Giovanni Lodi, che valgono - pur nella varietà degli argomenti e degli stili - a restituire un quadro omogeneo e coerente del pensiero, della sensibilità e delle domande di fondo che hanno attraversato l'intera vita di un uomo che ha voluto guardare "la verità dal di dentro".