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Attraverso la descrizione, la trascrizione e l'analisi storico-giuridica di materiali processuali del XII secolo conservati presso l'Archivio abbaziale di Nonantola, Silvia Stefani ricostruisce due cause relative a beni dell'abbazia di Nonantola, l'una contro l'episcopato di Cremona, l'altra contro quello di Verona. Lo studio approfondito dei documenti restituisce un quadro notevole delle modalità con cui il monastero, raggiunta la massima espansione, amministrava i suoi vasti possedimenti e risolveva i problemi che ne derivavano: in primo luogo la difesa giuridica di ciò che gli apparteneva e che aveva accumulato nel corso dei secoli grazie alle generose donazioni dei suoi estimatori. Lo studio delle pergamene include anche un excursus sulla forma letteraria degli atti e delle sentenze che mette in luce non solo il costante cambiamento a cui il latino medioevale era sottoposto, ma anche la notevole differenza che distingueva il latino letterario da quello parlato: nei documenti ci si imbatte di volta in volta nella lingua dei popolani, in quella dei notai e nella prosa forense polita e nitidissima di un cardinale giudice - o dei suoi giurisperiti.